A proposito di J
C’è un viaggio, una deviazione nel percorso di ognuno. Una parentesi sospesa nel sentiero battuto.
Un viaggio nel viaggio. Un’immersione in qualcosa di cercato, in una nuova esperienza, in un nuovo stimolo.
Journey ci offre questo, ma la chiave di lettura permette ai nostri occhi di immergersi in un lavoro opposto, in un’emersione.
Journey è questo.
E’ l’esternazione abile di una persona che emerge dalle acque accompagnata da esse, rivolgendo uno sguardo deciso verso l’orizzonte, verso l’alto.
Il viaggio che consegue ad una maturazione, ad un cambiamento. Ad una accettazione, di sé stessi e del proprio percorso.
Ha conosciuto i mari e le loro acque, l’oceano ed i suoi abissi. La stretta del fluido sul pensiero sfuggente, permette ora all’ossigeno di riportarla in superficie, senza abbandonare tuttavia l’elemento.
Una transizione intensa, seppur cercata e dovuta. Sussurrata dalle proprie rinnovate esigenze. Alza gli occhi, per capire, per vedere dell’altro. Senza tornare indietro, senza pensare al prima né correre incontro al dopo.
Equilibri da perdere, condizioni da abbandonare per rimettersi di nuovo in gioco. Per fidarsi delle proprie mani e delle proprie sensazioni. Del proprio viaggio.
Ogni tela si muove, accompagnata dai toni e dagli elementi, trovando lentamente un determinato equilibrio, cercato e saggiamente dipinto.
Una linea, non tra passato e presente, ma tra conosciuto e da conoscere.
Guardare verso le nuvole, per leggerne l’essenza in un preciso istante. E sotto di esse un racconto, una storia vivente e dettagliata.
Il viaggio comincia in un giorno intenso (VOLANO), in un angolo di universo rassicurante e difficile da abbandonare, dove prima di affiorare dalle acque è necessario cercare di prepararsi. E’ il cambiamento, la stagione che si chiude con energia, miscelando il caldo estivo ad un autunno appassionato. La materia carica la tela, in un abbraccio che si chiude lasciandoci risalire verso un ignoto preoccupante ma desiderato. La convinzione che oltre il sentiero conosciuto sia in corso una tempesta, placata dalla voglia di emergere e di cercare una nuova visione. Allontanarsi dalle acque, rimanendo vicini, dopo aver preso dai rassicuranti abissi quanto bastava.
Oltre il mare. Oltre le acque calde e il rassicurante sommerso.
Altri elementi raggiungono i sensi, e all’improvviso si alza il vento (UN GIORNO). La luce abbaglia, privata dai filtri delle acque, e si dichiara elemento determinante del viaggio. Tutto diventa definito, mentre il volto asciugato nota paesaggi mossi dal vento. Fiori, vivi anch’essi. Fiori che si scompongono e si rigenerano sulla tela, come a raccontarsi per come si sentono e non per come sono stati, per sempre rinati e fissati. E nel giorno stesso che rappresenta, la tela è completa, con un inizio ed una fine determinati. La natura nascosta dalle ombre dei palazzi rivive dell’eco di questi ambienti distanti, calati a fondo nell’animo di chi a intermittenza cerca di ascoltarli. Paesaggi solo sfiorati dal viaggio, ma che comunque appartengono alla sicura e sapiente ricerca.
La scrittura, quei tratti intimi e innati da sempre usati quale base del proprio esternarsi, si dissolve ovattata dall’ormai radicata padronanza di sé, lasciando spazio a sospensioni. A respiri e sospiri. Come se si possa d’un tratto capire senza parlare, proseguire il viaggio senza che serva qualcosa da dire.
E mentre il vento continua a lamentarsi appare un importante paesaggio (LIGHT), in cui tutto si lascia leggere nitido, senza preferenze o focalizzazioni. Frasi e numeri ispirano ancora, gettati in un disordine che nella natura è ordine. In un paesaggio dove la casualità è la risposta, la possibilità di non essere assoggettati a nulla. Liberi di essere, tra le acque limpide e le onde.
La brama di proseguire concede nuove nuvole, mentre il volto continua a guardarle e cercare in esse il riflesso del mare da cui si emerge (UP e SI CERCANO). Le tinte calde raccontano luci e curiosità nascoste dal passaggio e dalle forme sopra l’orizzonte. Il collegamento con qualcosa che c’è già stato, quel guardare avanti e ritrovare una sensazione gemella.
Quando la luce ritorna, permettendo nuove visioni, ritorna la voglia di raccontare la propria opera (MONDAY), che diventa una pagina da riempire. Un impegno descritto nella sua interezza, illuminato da una mattina che piega dipingendo la giornata. La luce fa da padrona, mentre il vento svela la vista allontanando ogni incertezza.
E lo stesso taglio viene ripreso con decisione (SUNDAY), concedendo una nuova totalità nel descritto. Nel giorno visto e vissuto lungo il viaggio. Non un’istante, ma una storia impressa nel foglio bianco di un’agenda. Dove ogni impegno, ogni respiro, ne comporranno il racconto. Per sfamare l’idea di interezza è obbligato lasciare scendere la notte (NOTTE), che con intensità ricorda paziente la sua esistenza. Al vento le piante sembrano abbandonare le proprie confidenze, certe che le stelle ed i riflessi ne copriranno le intimità. Mentre il pensiero è sfamato, mentre il corpo si riposa. Mentre la notte, umilmente, ricorda ad ognuno la sua innegabile importanza.
Nella voglia di riprendere, di continuare e rinnovarsi ci si imbatte nella luce (WHITE LIGHT), improvvisamente emersa dietro uno scorcio di natura da molto ricercata. Attesa imposta dall'incertezza di potersi permettere o meno questo bianco, in un autunno illuminato dagli specchi offerti dalla natura. Gli occhi si socchiudono, persi nel forte bagliore della tela. Si rimane in silenzio, come se la vista abbia privato ogni altro senso dell’energia necessaria a farsi sentire. Il respiro ritorna arrogante, e anche questo paesaggio inizia a raccontare il suo momento.
La curiosità si amalgama all’attenzione, mentre ci si trova a leggere dei precisi momenti (JOURNEY 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7). Definiti. Completi. Momenti che raccontano parte della stessa giornata, imponendosi l’uno sull’altro fino alla notte, risolutiva quanto fragile nella soggettiva attesa di un nuovo giorno. Le tinte ricordano sogni e speranze, lasciando che il viaggio continui arricchendo conoscenze e progetti. Ogni giorno ha i suoi frammenti, che seppur splendidi sono parte della normalità di un vissuto arcaico e perpetuo.
L’entusiasmo va a descrivere un’altra giornata (FRIDAY), determinata dalla costante luce che la illumina. Le tinte scure sottendono a un tenue schiarirsi, in un tempo che migliora timidamente, verso la soluzione sperata. Non dichiarata, non annunciata, ma percepita dall’occhio attento. Soluzione, punto di volta legato alla possibilità, alla necessità ed all’idea di raggiungere un equilibrio. Ogni tratto, ogni elemento, si inserisce leggero rimodellandosi per permettere ad ogni cosa o essenza di non perdere la propria natura. E solo il lavoro, fatto di arrampicate faticose e sacrifici cognitivi, concede la confidenza necessaria per non farsi mordere dalle sensazioni descritte.
Il viaggio va esaurendosi, verso un cosciente rientro nel viaggio principale (THIS MUST BE THE PLACE). Mentre in valigia ci si affretta a rinchiudere quei liberi scorci. Cose immediate e senza cornici, senza niente che le contenga e le nomini. Frammenti anch’essi del viaggio vissuto, istantanee e racconti di giorni esistiti. Di sensazioni determinate e coscienti. Di luci intense e rivelatrici. Di respiri trattenuti.
E. Orselli
^ top